ArtCityLab “l’arte è uno stato di incontro”

 

ArtCityLab è una onlus il cui scopo è far relazionare istituzioni, cittadini, associazioni e fondazioni, creando un dibattito sul territorio e facendo interagire tutte le discipline artistiche, facendo diventare il cittadino parte del processo di creazione di un’opera che riflette un’identità contemporanea. ArtCityLab fa parte della rete Non Riservato, il laboratorio permanente per la socialità creativa negli spazi pubblici di Milano.

Cos’è ArtCityLab?

ArtCityLab si occupa di arte pubblica, pratiche relazionali e performative che si sviluppano all’interno dello spazio pubblico, e di didattica d’arte contemporanea, con particolare attenzione ai progetti che prevedono forme di alfabetizzazione culturale in cui lo spettatore è parte attiva del processo di creazione. #Publicart is any kind of art made with the intention of being staged in the public domain, accessible to everyone. Milano 2018 è ciò che trovi come definizione dell’associazione sui nostri canali social. fbinstagram  twitter 

Cosa non èArtCityLab?

ArtCityLab NON è espressione di una cultura dell’arte univoca.

Sulla vostra copertina c’è la foto del palmo di una mano sul quale c’è scritto “L’arte è uno stato di incontro.” Incontro fra chi o cosa?

La foto della copertina rappresenta il palmo della mano di Valeria Barison, una delle anime di ArtCityLab il giorno in cui si è diplomata al corso di specializzazione in beni storico artistici con una tesi sull’associazione, la frase è di Nicolas Bourriaud. Nei primi anni ‘90 si inizia a parlare in campo filosofico, culturale ed artistico di “Estetica Relazionale”, riferendosi ad una tendenza sempre più forte nel mondo dell’arte che ha come punto di partenza e di arrivo l’analisi delle relazioni tra individui. Uno tra i primi a fornire una classificazione più precisa di questo tipo di estetica è stato il critico e curatore francese Nicolas Bourriaud, che nel 1995 comincia a parlarne coniando il termine francese “Esthétique Relationelle”. Il metodo d’approccio all’opera era nei decenni e secoli scorsi molto diverso, veniva definito da criteri precisi come i tempi di osservazione, la distanza dall’opera, l’oggettività, o la critica, ma si basava sul presupposto del suo senso contemplativo. Oggi questi canoni sono stati superati a favore di una metodologia più installativa pubblica e/o sociale che per l’appunto favorisca l’incontro, visto che a causa della globalizzazione le società contemporanee stanno assistendo ad una riduzione degli spazi sociali dove potersi incontrare, riducendo così anche lo spazio di relazione fra individui.

Spesso parli di blitz artistici: cos’è un blitz artistico?

Più che di blitz parlo di pratiche, dopo il 2000 le pratiche artistiche hanno avuto una particolare crescita attraverso nuovi progetti pensati per gli spazi non museali, ma è solo con il concetto di site-specific che l’opera evolve e diventa parte integrante dell’ambiente in cui nasce. Questa particolare disciplina trasforma interi ambienti in opere attraversabili ed esperibili a livello performativo dal visitatore.

Ci sono blitz artistici che ti hanno ispirato in giro per il mondo?

Più che ispirazione, sono convinta che la creatività degli artisti possa connettere gli individui superando le sovrastrutture imposte dalla società contemporanea.

Up Giotto è un gioco ideato da Alessandro Ceresoli in collaborazione con il gruppo  A12. E’ un gioco di strada, si disegna sull’asfalto e ci si riappropria di pezzi di città. Dove avete giocato?

Abbiamo giocato a Venezia, Gallarate, Livorno, Milano, Genova, Napoli, Bologna, Roma, Viterbo, La Habana (Cuba), Città del Messico; il gioco è composto da quaranta carte + una, dove quest’ultima rappresenta la città “conquistata” da #UpGiotto (ad esempio la carta della città di Milano è il panettone, quella della città di Viterbo il leone). #Upgiotto è una pratica relazionale, un modo temporaneo ed effimero per appropriarsi dello spazio pubblico, per tornare a vederlo come uno spazio da usare.

Anche con Cena con me vi riappropriate di pezzi di città e si può considerare un po’ un blitz dal momento che il luogo è segreto fino alla fine. E ogni anno ha sempre più successo. A cosa è dovuto secondo te il successo di Cena con me?

Il successo di Cena con me risiede nel fatto che si tratta di un momento di scelta e condivisione con la città, e un momento di incontro con l’altro; inoltre con la cena ci si riappropria di un luogo della città, ridefinendo l’identità cittadina.

In quali luoghi si è svolta a Milano in questi anni?

Siamo partiti dall’Arco della Pace, per poi continuare con il Mezzanino di Porta Venezia, Rotonda della Besana, Piazza XXV Aprile, Galleria del Toro, Giardini pubblici Indro Montanelli, Piazza Sant’Ambrogio, Galleria Vittorio Emanuele, Piazza Castello, Piazza San Fedele, Piazza Affari, Piazza Leonardo, Palazzina Liberty, Piazza Giulio Cesare, Galleria del Corso, Palazzo della regione, Parco Trotter.

Devo ammettere che non ho mai partecipato a Cena con me perché non ho avuto voglia di portare il tavolo, le sedie, piatti e bicchieri. Convinci quelli come me a venire la prossima volta?

La fatica è parte del processo, perchè solo attraverso la condivisione e la divisione dei compiti si riesce a creare un’unità di insieme.

In che altri modi pensate di riappropriarvi di pezzi di Milano?

ArtCityLab propone prevalentemente format artistici che si sviluppano all’interno dello spazio pubblico, per loro natura adattabili e applicabili a territori e città differenti. Accessibilità allo spazio, all’incontro e all’arte sono le colonne portanti dell’associazione.

Foto @FrancescaCaldarola per @Artcitylab