La pioggia sul silenzio elettorale 

 

La pioggia sul silenzio elettorale

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Taci. Sui profili

fb non odo  

parole che dici

umane; ma odo

parole più nuove,

felpate, lontane. 

“Bibip”

“E’ il mio?”

“No è il mio, è whatsapp.”

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.

Piove sui volantini

lasciati sulle panchine,

piove sui pini

piove sui mirti

divini.

“Si può avere ancora un goccio di mirto?”

Piove sugli schermi fulgenti

sugli zampilli

di piazza gae aulenti,

piove sui nostri volti

silvani.

“Ehi Silvano carissimo!”

Odi? La pioggia cade

su la solitaria

verdura di Papiniano.

Ascolta. Risponde

al pianto il canto

delle lucciole

del parco delle cave

non impaura,

neanche il ciel cinerino.

E il ginko biloba

continua a puzzare,

sotto il pianto astrale.

Piove sulle nostre mani

ignude,

sui nostri zaini

leggieri,

su i freschi pensieri

che l’anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

l’illuse, che oggi m’illude,

o Giuliano.

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foto GuideMarcoPolo