Milano è una città del Cavolo

by Isabella

Due settimane fa sono andata al Cinema Beltrade per il documentario Città del Cavolo sugli orti comunitari di Milano e di Berlino. In una coda affollatissima e rumorosa una donna si è avvicinata e ha chiesto incredula sottovoce “Ma come avete fatto a sapere di questo film?” Era Paola Longo, regista del documentario insieme a Salvatore la Forgia. Il loro documentario è la tappa di un progetto più complesso alla cui realizzazione hanno partecipato anche Guido Larcher e la giornalista berlinese Inge Pett.


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Onalim: Come mai avete deciso di fare un film sugli orti comunitari?

 

Salvatore: Io sono un ortista del Giardino degli Aromi che si trova all’interno dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini a Milano. La mia idea era di fare un documentario sugli ortisti con problematiche psichiatriche. Io e Paola non ci conoscevamo ancora anche se bazzicavamo  entrambi lo stesso luogo. Ci ha presentato Aurora una responsabile del  Giardino degli Aromi.

 

Paola: Io sono arrivata al Giardino degli Aromi per caso. Nel periodo in cui  sono arrivata gli utenti del giardino stavano prendendo delle lezioni di canto e ho pensato che fosse un posto incredibile e che non fosse possibile non documentare un posto così, perché al di là dell’orto, era un luogo così ricco di umanità in una città come Milano. L’altra cosa che mi aveva colpito era l’assenza di steccati, in tutti i sensi, anche assenza di barriere fra le persone. Così una mattina di neve di febbraio di 2013 io e Salvatore ci siamo incontrati, io avevo la telecamera con me e abbiamo deciso di cominciare subito intervistando i tirocinanti che stavano lavorando le aromatiche.

Salvatore: I tirocinanti sono dei pazienti psichiatrici che fanno delle attività nell’orto.

 

Paola: In quel periodo frequentavo Berlino e ho pensato che fosse interessante fare un paragone fra Milano e Berlino dove la vegetazione è meno costretta.

 

Onalim: Quali sono le differenze che avete notato fra gli orti di Milano e quelli di Berlino?

 

Paola: Sicuramente abbiamo capito che il Giardino degli aromi racchiude tutti gli elementi che poi abbiamo trovato nei singoli orti di Milano e di Berlino.

Salvatore: A Berlino c’è più facilità nel relazionarsi con le amministrazioni. E gli ortisti hanno un senso più artistico dell’orto. Nell’orto fanno delle installazioni .

 

Paola: A Milano l’attuale amministrazione ha fatto nuove delibere e ha regolamentato gli orti comunitari. Oggi il verde in città non è considerato più soltanto a scopo decorativo ma è un diritto dei milanesi. Oggi gli orti comunitari a Milano sono otto.

Onalim: E poi?

 

Paola: In Germania  esistono moltissime ortiste donne mentre a Milano, soprattutto negli orti sociali che pure sono stati oggetto di indagine prima di prima di concentrarci sugli orti comunitari, abbiamo trovato  quasi solo uomini.

 

Onalim: A Berlino sono anche più giovani?

 

Paola: Sì, anche. In realtà gli ortisti berlinesi e milanesi hanno davvero tanti tratti in comune tra di loro perché le esigenze  sono simili. Gli orti comunitari di Milano o Berlino, invece, hanno peculiarità diverse dovute alla identità specifica dei luoghi nei quali sorgono. Invece abbiamo trovato differenze tra gli spettatori del nostro film: quando a gennaio abbiamo proiettato il film a Berlino al Green Me Festival, il pubblico ha avuto delle reazioni completamente diverse. Il pubblico italiano che è molto più serio. Durante il film in Germania ci sono state delle risate improvvise e inaspettate.  Situazioni o immagine che per noi italiani possono essere quasi tristi per i berlinesi sono comiche…

Onalim: I milanesi vedono nell’orto dei significati universali e si prendono più sul serio, forse.

 

Salvatore: L’orto olistico.

Onalim: Sì!

 

Paola: A Berlino abbiamo fatto un’indagine sugli orti dell’ex zona Est ed ex zona Ovest. Gli orti dell’ex Est erano luoghi dove le persone potevano coltivarsi delle cose che non potevano trovare al supermercato. Mentre gli orti dell’Ovest erano più ornamentali. C’era anche molta competizione verso il vicino: per chi aveva l’orto più bello e la casetta più curata

 

Salvatore: I primi nascevano per reali esigenze di approvvigionamento e gli altri erano più legati all’estetica.

 

Paola: Il fenomeno degli orti orti comunitari a Berlino è abbastanza recente e risale a dopo il 2000. Moltissimi sono nati negli spazi vuoti post-muro.

Onalim: Come mai avete deciso di chiamare il documentario “Città del Cavolo”?

 

Salvatore: Temendo che il film fosse noioso…

 

Onalim: Avete puntato sull’ironia?

 

Salvatore: No, in realtà abbiamo pensato a un titolo che incuriosisse. Un titolo didascalico “Orti comunitari fra Milano e Berlino”…

 

Onalim: …Uno avrebbe pensato “Guardatelo tu”

 

Paola: Sì!

 

Salvatore: In realtà c’è anche un doppio significato.

 

Onalim: Certo. Ma io mi chiedevo se oltre al gioco di parole venissero coltivati molti cavoli.

 

Salvatore: L’orto cos’é? Una città di ortaggi. L’orto è un posto dove le persone possono esprimere le loro capacità senza entrare in competizione con se stessi e con gli altri.

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Onalim pensa fra sé e sé ”Sulla non competizione dei milanesi non ci metterei la mano sul fuoco.”

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Paola: Non sapevamo però come tradurlo in Germania. E così l’unica soluzione è stata non tradurlo. Però adesso mi viene in mente che quando siamo andati negli orti sociali dove c’erano stati dei furti un signore aveva detto “Basta adesso coltiverò solo cavoli, perché i cavoli non li ruba nessuno.”

 

Onalim: Allora c’è un legame! Avete previsto un tour negli orti?

 

Paola: Sì ce l’hanno anche proposto ma non sappiamo come portare il proiettore, impianto audio, schermo ecc


Salvatore: Ci hanno chiamato anche da Palermo. Ci ha contattato l’Orto capovolto.

Onalim: Bene, allora questo è un appello: cari ortisti mettete un proiettore nel vostro orto e Paola e Salvatore saranno felici di venire a proiettare il loro documentario “Città del Cavolo”. “Città del Cavolo” racconta una Milano molto lontana dagli stereotipi e rende giustizia alla città. Grazie!

 

Paola e Salvatore: A te.

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