Alessandro Capelli, portavoce di Campo Progressista “Da bambino ero molto festaiolo”

Comunicatore, delegato per le politiche giovanili a Milano quando Pisapia era sindaco, poi portavoce di Sinistra X Milano e adesso portavoce di Campo Progressista. Ho conosciuto Alessandro Capelli durante una riunione. Da allora abbiamo condiviso tantissime riunioni e una sola birra. In quell’occasione ho scattato una foto.

 

Quanti anni hai?

31 e mezzo.

 

Quando hai capito che volevi fare politica?

In realtà non c’è stato un momento preciso o un evento scatenante. In generale penso che sia impossibile vivere senza fare azioni politiche, magari anche senza averne piena consapevolezza. La politica è un modo soggettivo di guardare il mondo, interpretarlo, costruire relazioni e senso quotidiano. Se provo a ripercorrere la mia storia, direi che parte tutto dalla mia infanzia; in casa è sempre aleggiata la politica, andava e tornava nei discorsi quotidiani e spesso a tavola sentivo nomi altisonanti e parole grosse: la pace, la guerra, il muro che crolla.

Con mio papà ancora oggi non riusciamo a non parlare della sinistra nel mondo, a lui devo una parte della mia formazione, avvenuta a partire dagli anni del liceo, e il mio modo di interpretare il mondo. Sempre in quegli anni, quando ai cortei preferivo la discoteca, mia mamma (la parte di sinistra più viscerale della famiglia) mi diceva: “ma perché non vai mai in manifestazione?”. Qualche anno dopo, quando la politica ha iniziato a essere davvero presente nelle mie giornate, la domanda si è immediatamente trasformata in: “ma devi per forza andare a tutte queste manifestazioni?”

 

Sei stato nominato da Pisapia delegato per le politiche giovanili a Milano. Com’è stata quest’esperienza? Cos’hai imparato?

È stata un’esperienza bellissima, molto formativa e spero positiva anche per Milano. Un’esperienza che mi ha permesso di entrare in connessione con la vita di migliaia di ragazze e ragazzi di questa città, con i loro problemi, le loro risposte, idee, desideri, bisogni e paure. Vite reali, competenti, energiche e con una capacità davvero concreta e straordinaria di cambiare la città. Un’esperienza che mi ha insegnato anche la complessità dei diritti e dei bisogni. Che è difficile che esistano il bianco e il nero, che bisogna prendersi cura anche degli effetti negativi che una decisione può comportare. Che la politica esiste solo se è capace di accogliere, ascoltare, sorridere e incidere sulla vita delle donne e degli uomini che si vuole rappresentare.

 

I giovani milanesi dicono che bisogna andare via da Milano per lavorare, mentre i non milanesi vengono a Milano a cercare lavoro. Come sono questi giovani di Milano?

Sono convinto che i giovani ci aiuteranno a cambiare il Paese. Hanno competenze nuove, esperienze straordinarie, sono una vera e propria forza propulsiva. Per fare emergere questa forza però è necessario investire su di loro. Investire per davvero, altrimenti si rimane chiusi in una retorica insopportabile che dice “i giovani sono il nostro futuro” e poi ignora che da decenni le politiche pubbliche non solo non investono sui giovani, ma anzi scaricano su di loro una parte consistente della crisi economica.  Poi, chiariamoci: la parola giovani significa poco. Tra i 15 e i 35 anni ci sono generazioni e bisogni molto diversi tra loro; mondi completamente differenti. E poi, sempre per fare un dispetto alla retorica dominante, in un Paese come l’Italia essere giovani non è semplice, anzi spesso rischia di essere ingiusto. L’assenza decennale di politiche redistributive e inclusive ha prodotto che il destino di un ragazzo o di una ragazza sia determinato in maniera prevalente dalle condizioni sociali ed economiche dei genitori. E questa cosa si chiama ingiustizia.

 

Dici sempre che non ti diverti alle feste, preferisci le riunioni. È vero? Cosa c’è di divertente nelle riunioni?

Ma io non dico mai questa cosa, la dite voi! Io alle feste mi diverto, ricordo quella volta, quando avevo 4 anni… Scherzo! Sfatiamo questa cosa una volta per tutte: io alle feste mi diverto eccome, semplicemente non cerco una festa tutte le sere. Durante le riunioni invece non sempre mi diverto, anzi, se lo dicessi sarei falso. Spesso imparo, a volte mi diverto, altre mi arrabbio, ogni tanto mi annoio. Ma sono anche molto convinto che dobbiamo smettere di pensare l’attività politica come una sorta di vocazione al martirio, noiosa e crudele. Il nostro dovere è costruire spazi politici dove anche fare le riunioni possa essere un modo piacevole di stare insieme. Così poi voi vi divertite e io posso pensare alla riunione successiva…

 

Festeggi il compleanno?

Sì, quello degli altri sempre. Il mio tendenzialmente preferirei evitare perché mi imbarazza ed è uno sbattimento organizzare. Ma in questo il tempismo mi aiuta perché per fortuna il mio compleanno è il 7 agosto.

 

Da bambino ti piacevano le feste o già allora preferivi i consigli di classe?

Da bambino ero molto festaiolo. Il problema è che nei primi 10 anni ho esaurito tutte le energie necessarie. In questi anni, piano piano, sto rifiatando e prima o poi tornerò alla carica.

 

Da bambino quali cartoni animati ti piacevano?

Il top dei top per qualche anno è stato ovviamente Holly e Benji (anche se confesso che sono andato a controllare come si scrivesse Benji). Di quando ero più piccolino invece ho ricordi, anche se un po’ sfuocati, di Denver. Mentre più avanti sicuramente Dragonball e i Simpson. A questi ovviamente si aggiungono i classici Disney: La spada nella roccia, Il libro della giungla, gli Aristogatti, la Sirenetta e il mio preferito: Aladdin.

 

Puoi elencarmi tutti i tuoi travestimenti di carnevale? (sono fermamente convinta che delineino perfettamente la nostra personalità)

Se c’è una cosa che non mi diverte sono i travestimenti (uff, che noia dirai). Ho smesso di travestirmi quando mia mamma e mia nonna hanno desistito nel cercare di farmi divertire. Ricordo un vestito di Peter Pan e uno delle Tartarughe Ninja, anche se non so bene cosa possano delineare della mia personalità. Anzi forse Peter Pan sì, ma in realtà non mi ci ritrovo troppo.

 

Adesso che sei portavoce di Campo Progressista quante volte al giorno ti chiama Pisapia?

Probabilmente più volte di quante vorrebbe lui, e meno volte di quanto vorrei io.

 

 

Facciamo finta che la tua fidanzata abbia prenotato in un ristorante per il tuo compleanno, ma poco prima di uscire ti chiama Pisapia che vuole parlarti di una cosa importantissima. Che fai?

La cosa inquietante è che questa domanda inizia con “facciamo finta” e invece è successo davvero. Nel 2014 sono arrivato all’aperitivo organizzato per il mio compleanno con 2 ore di ritardo, perché ero a fare una riunione con Giuliano. Ma che ci vuoi fare se il tempo vola quando fai riunioni divertenti? E poi vedi perché non vale la pena di organizzare feste per il mio compleanno?

 

Al cinema spegni il telefono?

So che dovrei, anche perché se non lo faccio la mia fidanzata (giustamente) mi sgrida.

 

(Solo se hai risposto no alla domanda precedente) Al cinema spegni il telefono solo se sei con Pisapia?

Pubblicità progresso: “quando sei al cinema, spegni il cellulare, anche se sei in compagnia di Pisapia o stai lavorando insieme a tante e tanti per le Officine delle idee!”

La verità è che con Giuliano non sono mai andato al cinema. Poi, se vogliamo dirla tutta fino in fondo, la cosa più difficile è spegnere il cellulare il sabato sera quando c’è l’anticipo di serie A. Basta un assist per vincere o perdere una giornata del fantacalcio.

 

Quante chat di WhatsApp (di politica) hai?

Ad oggi 47, comprese quelle non più attive. Le ho contate. Direte voi, ma quanto tempo da buttare ha? Davvero pochissimo.

(ps sono diventate 51 tra quando mi ha scritto la domanda e quando ho inviato la risposta)

 

Secondo te in Parlamento quante chat di WhatsApp esistono?

Non sono mai stato un grande matematico, ma secondo me in media ciascun Parlamentare avrà circa 50 chat aperte. I parlamentari sono poco meno di 1000, fate voi i conti. Bisognerebbe poi aggiungere le chat dei collaboratori e delle collaboratrici, quelle di Telegram, Snapchat e le chat su Facebook. Alcuni gruppi avranno la loro mailing list, e secondo me i più innovativi lavorano su Slack.

 

Pisapia beve Negroni, Sala Gin Tonic, tu?

Io bevo davvero poco e quindi non reggo molto l’alcool. Forse anche per questo non riesco ad avere un cocktail preferito … sì, lo so, dopo questa risposta, non ho più nessun tipo di credibilità e perderò anche qualche amico.

 

È vero che giochi a calcetto con la felpa della FIOM?

È vero che faccio il riscaldamento prepartita con la felpa rossa della FIOM.

 

Sei più bello o più vanitoso?

È una domanda troppo imbarazzante, svelante. La risposta però, temo sia vanitoso.

 

Cosa vuoi fare da grande?

Vorrei non dovermi mai guardare indietro dicendo: “perché non ci abbiamo provato?”

 

Grazie!

A te.