Carlo Boccadoro e l’atlante musicale

by Isabella

Jukebox – Atlante musicale

La mia intervista a Carlo Boccadoro è durata il tempo di uno o due brani, e per questo la riassumerò in poche righe, per poi raccontare e fare rivivere un po’ il suo primo bellissimo incontro ai Frigoriferi milanesi, a chi se lo è perso.

Carlo Boccadoro compone tantissima musica. Dove capita: sul treno, per strada, ovunque. Certo, anche a casa. Gatti permettendo. La sua casa è piena di dischi, tutte le pareti sono ricoperte da cd, fino al soffitto. E’ legato a Milano professionalmente ma non la ama molto. E a tutte le mie domande su Milano risponde a monosillabi, a volte scuote anche la testa, però sorride sempre. Però, sì, gli piace il Planetario. Pensa che i milanesi mediamente non siano curiosi. I quattro incontri ai Frigoriferi milanesi sono ispirati al suo libro “Lunario della Musica”, in cui consiglia un disco per ogni giorno dell’anno, passando tra musica classica, jazz, blues, rock, pop, dance, punk, new wave, soul, folk, hip-hop, world music, musica italiana, elettronica, rap. Lo scopo degli incontri è quello di far scoprire della musica che non si conosce. E per questo dalla valigia piena di cd con cui si presenta Boccadoro è altamente sconsigliato pescare quelli conosciuti. Gli stessi incontri, li ha tenuti l’anno scorso a Torino e sono andati molto bene. A Torino sono durati molto più del previsto e stasera è curioso di vedere come andrà a Milano. Non sa come pronunciare Onalim e per questo non prova neanche a nominarlo. Secondo me non gli piace come suona in nessuno dei tre modi in cui è possibile pronunciarlo (Onalim, Onàlim, Onalìm), e questo detto da lui, a me non suona tanto bene. Sorvolo, e gli chiedo “Ti piacerebbe comporre una colonna sonora per un film o per un cartone animato come Tom & Jerry?” e lui “No, non sono interessato”. Lui ama comporre solo musica impegnata, per il teatro, per dei documentari e presto comporrà per un film di animazione. Impegnato naturalmente. Ama schierarsi sempre. Me lo dice più di una volta. E questo mi piace tantissimo. Infine, inaspettatamente, mi rivela una cosa: la sua compagna lavora alla fattoria del Parco Trotter ed è lei che ha portato le oche. Mi chiede se le ho mai viste.

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Carlo Boccadoro, lunedì scorso, per essere precisi non è arrivato con una valigia vintage di pelle (come si vede sulla locandina), ma con un trolley un po’ consumato, strapieno di cd.

A turno, chi voleva poteva alzarsi, scegliere un cd, porgerlo a Boccadoro, che ogni volta lo guardava con curiosità e dopo una piccola pausa, sorpreso esordiva con “Ah, bello questo!”. Seguivano un po’ di risate perché i cd dentro la valigia, non erano lì per caso, ma ce li aveva messi lui. A quel punto Boccadoro sceglieva due brani per cd da ascoltare, e subito dopo o subito prima ci raccontava delle storie legate al quella musica, agli artisti e alle case discografiche.

E così ho scoperto che:

• La casa discografica americana Blue Note Records, specializzata in edizioni jazz, è stata fondata nel 1939 da due immigrati ebrei tedeschi: Alfred Lion e Francis Wolff. E non da due americani.



• Reid Miles, l’autore di centinaia di copertine di dischi jazz, ODIAVA IL JAZZ.

• La versione originale di Sex machine dura 17 minuti e non

• The Average white band, era una band funky di scozzesi. E non di neri. Perché il funky è semplicemente un modo di essere.

 

Questi sono alcuni dischi che abbiamo ascoltato quella sera:

TheBand

This wheel’s on fire

George Harrison 

I’d have you anytime

Sonny Clarke

I didn’t know what time it was

Chaka Khan 

Back in the day

Oregon

Innocente

The average white band

Pick up the pieces

The modern jazz quartet

Bag’s groove

Duke Ellington

Portrait of Luis Armstrong

 

Allora domani sera venite anche voi? 

Frigoriferi Milanesi – via G.B. Piaranesi, 10 – Milano (Gli incontri sono gratuiti)

ore 21.30