Giacomo Biraghi “L’Expo è di chi se lo prende.”

by Isabella

Giacomo Biraghi è l’inventore dell’hashtag #Expottimisti, nonché coordinatore dei tavoli Expo e portavoce di Expo Milano 2015. Ci siamo incontrati sotto il leone di San Babila. 

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Giacomo: Sono Giacomo Biraghi, Expottimista.

 

Onalim: Ciao Giacomo. Tu sei l’Expottimista modello. Anzi tu sei l’inventore del termine “Expottimisti”. Quanto ne vai orgoglioso?

Giacomo: Sì, un anno fa ho deciso di creare l’hashtag #expottimisti. L’ho creato senza chiedere a Expo Spa. Ne vado molto orgoglioso. 

 

Onalim: E’ stato un successo.

Giacomo: Un successone. Ho addirittura scritto un manuale “Tutto quello che  dovreste sapere sull’Expo 2015 e non sapete a chi chiedere.”

 

Onalim: Forse quando è nato l’hashtag non c’era neanche tutto questo pessimismo che poi per contrasto ne ha fatto un po’ la sua fortuna.

Giacomo: Sì, è vero. Sto pensando a un contest expopessimisti contro expottimisti. Una sorta di battaglia con le squadre.

 

Onalim: Facciamolo!

Giacomo: Facciamolo. Sono anche molto orgoglioso del fatto che gli expottimisti si sono conquistati il ruolo di portavoce ufficiale di Expo, testimoniando che tutti possono approfittare di Expo per raccontare qualcosa di interessante. Come dico sempre io, l’Expo è di chi se lo prende. 





Onalim: Tu hai detto che ci sono tanti motivi concreti per cui è naturale essere Expottimisti. Per esempio Expo ha già generato in città nuove realtà come l’Ostello Bello, la Cascina Cuccagna. 

Giacomo: Diciamo che è il momento Expo che ha accelerato questo progetti, li ha resi noti. 

 

Onalim: Mi viene un dubbio: l’Expo è un po’ radical chic? 

Giacomo: Ahahah. La domanda sui radical chic è interessante. E’ una delle cose che io combatto di più. Expo è un evento popolare, per tutti, senza intermediari. Expo è un grande parco tematico per famiglie e bambini.

Onalim: Hai detto che l’approccio di Expo non è commerciale. Milano sarà capace? Milano ha la pubblicità anche sui souvenir…

Giacomo: Expo non è una fiera. A Expo non si vende niente. Ogni paese porterà soltanto la sua idea e la sua visione. Ma non è vero che con l’Expo non ci si possa fare soldi. Milano troverà la possibilità di guadagnare offrendo servizi ai turisti, inventando nuove modalità di rendere interessante questa città. Anche un blog come Onalim godrà di questo spazio.

Onalim: Quali sono le Esposizioni Universali del passato più interessanti?

Giacomo: Rimangono nel cuore le Expo storiche. Londra nel 1851, con l’enorme tetto di cristallo ad Hide Park. Parigi nel 1937 quando il padiglione della Russia di Stalin fu  costruito di fronte a quello della Germania di Hitler. Bruxelles nel 1958, in piena guerra fredda.  E ancora Parigi nel 1889, che cadeva nel centenario della Rivoluzione francese. Oggi si è usciti da questa logica geopolitica e si è entrati più nella logica del parco tematico, cioè nella possibilità di fare incontrare per sei mesi 20 milioni di persone di 147 paesi del mondo. In maniera orizzontale. Oggi è un esperimento di democrazia globale. 

Onalim:Nel 1906 a Milano c’è stata un’altra Esposizione Universale. Ma secondo te anche allora ci sarebbe stato bisogno degli Expottimisti?

Giacomo: Assolutamente sì! Expo 1906 ha avuto la stessa storia di questo Expo. Grandi polemiche e il ritardo di un anno, dovuto al fatto che l’Expo doveva celebrare l’apertura del Sempione che era in ritardo di un anno. Inoltre dopo 3 mesi dal suo inizio, nella galleria d’Arte decorativa italiana e ungherese è scoppiato un incendio e il padiglione dell’Architettura fu distrutto. Siamo stati capaci di ricostruirlo in 40 giorni. 

Onalim: Quanto è di moda oggi essere pessimisti?

Giacomo: Più che di moda è più semplice. Io vedo la difficoltà di elaborare un pensiero attivo e propositivo. Per evitare grandi complessità è più facile schierarsi contro. 

Onalim: Ti piace Foody?

Giacomo: No. Ma piace ai bambini che sono il target.

 

Onalim: Piace anche a me. Ti chiedo l’ultima cosa. Vieni mai assalito da un po’ di pessimismo? Magari quando sei da solo a casa tua, prima di dormire.

Giacomo: Ahaha. Certo. Certo. Sì. Perdo slancio ottimista tutte le volte che vedo che si lascia spazio a un paese, un’associazione, un intellettuale che vuole appropriarsi del messaggio complessivo di Expo. A Expo non si lancia un singolo messaggio. Expo non deve essere di proprietà di un singolo attore, ma un esperimento difficile in cui tuteliamo chiunque voglia dire qualcosa.

 

Onalim: Grazie Giacomo! Allora ti mando la canzone sull’Expo?

Giacomo: Certo, così poi organizziamo un bel concerto.