Il mito della vongola di Sacha.

by Isabella


Molti conoscono “il mito della caverna” di Platone, ma non tutti conoscono “il mito della vongola” di Sacha. Se “il mito della caverna” è la metafora della condizione umana rispetto alla conoscenza della realtà, “il mito della vongola”  è un’allegoria che insegna che non c’è vongola al mondo che non possa essere cucinata, scottata e rosolata.

 Io e Sacha ci conosciamo da 16 anni, e oggi è certamente il mio amico del CUORE. In lui vivono diverse anime, non tutte nobili, ma a me piacciono tutte!  Ecco che “il mito della vongola” è la sintesi perfetta delle due anime di Sacha: una adolescenziale e l’altra filosofica. Chi, alla fine di una serata trascorsa con Sacha a organizzare un pigiama party, non ha sentito Sacha congedarsi dicendo “Ragazze io ora vado a casa a leggere l’etica di Spinoza”?

Ma insomma cos’è “il mito della vongola”?

E’ una storia che sa di mitologico (anche se è una storia vera) che racconta dell’afrodisiaca pasta con le vongole di Sacha, cucinata e consumata ripetute volte in dolce compagnia, in zona Porta Genova a Milano. Come nelle migliori leggende, la divina pietanza, è infallibile.



Fino a poco tempo fa sapevo quasi tutto quello che c’era da sapere sul cibo per le dee. Sapevo in quale negozio venivano pescate le vongole, il tempo di cottura della pasta che doveva rimanere un po’ al dente, qual era la musica e il vino giusto da abbinare. Ma non avevo idea di quale fosse il misterioso ingrediente segreto di cui parlava sempre Sacha.
 Io e Daria gliel’avevamo chiesto 10, 100, 1000 volte, anche in ginocchio sui gusci di mollusco, ma Sacha glissava sempre. E quando gli chiedevamo “Sacha ma ce la cucini una volta?” lui rispondeva “Ragazze ma voi siete amiche non potete mangiare la pasta con le vongole! Ragazze volete correre questo rischio?”. Seguivano risate incontrollate. Risate amare, perché l’amicizia a volte è crudele. 

Finchè un giorno che sembrava insignificante, un giorno come un altro, che comincia con l’alba e finisce con il tramonto, inaspettatamente è arrivata la chiamata del Conte Sacha che mi ha detto un po’ sottovoce e un po’ urlando “Isaaaaaaaaaaaaaa vieni qui che ti faccio la pasta con le vongole!”. Così mi sono spruzzata un po’ di Chanel numero 5 e sono uscita di corsa da casa. Quando sono arrivata, Sacha stava già spadellando. Non potevo credere ai miei occhi. Quante volte avevo immaginato quel momento? E’ proprio così che devono essersi sentiti i cavalieri davanti al Santo Graal! Così ho versato del vino bianco nei sacri calici, e in un silenzio adorante ho osservato Sacha cucinare. (Il silenzio adorante con Sacha è quasi d’obbligo, visto che parla sempre lui.) Gli ingredienti però erano quelli che mi aspettavo: aglio, vongole veraci, pomodoro, prezzemolo, pepe. Nessuna pozione magica, e nessun intruglio illegale nascosto dietro una mattonella della cucina. Ma io credo di avere carpito ugualmente l’ingrediente segreto: E’ LA RISATA DI SACHA! 


Vissani, Cracco, Marchesi, saranno pure dei grandissimi chef, ma come sono sobri!
Invece Sacha è un cuoco scostumato e fa ridere le vongole. E così le vongole, estasiate dall’uomo che le fa ridere, si rotolano nella padella felici. Ed è solo allora che Sacha ci grattuggia sopra un bel po’ di pepe nero, per aggiungere alla felicità un po’ di sana perversione. E la felicità con un pizzico di perversione è Onalim.

Volete sapere com’è finita?

Volete sapere se l’effetto afrodisiaco ha funzionato?  E se una voce suadente che proveniva da un guscio, mi ha suggerito come comportarmi, portandomi a fare cose che altrimenti non avrei mai fatto? Dunque, la vongola contiene molto fosforo, quindi di quella serata ricordo tutto, per filo e per segno: ecco, no. 

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