ShareRadio, la web radio metropolitana milanese “viviamo della gioia dell’esplorazione e della scoperta di voci, accenti, lingue e linguaggi, culture e sottoculture, slang e modi di dire”

ShareRadio è una web radio metropolitana milanese, nata a Baggio nel 2009 con la voglia di raccontare Milano. ShareRadio fa parte della rete Non Riservato, il laboratorio permanente per la socialità creativa negli spazi pubblici di Milano. Di ShareRadio abbiamo intervistato Nicola Mogno.

Perché è nata ShareRadio?

Shareradio nasce a Baggio, periferia ovest di Milano, come radio di quartiere. Finalità ultima del progetto è quella di promuovere coesione sociale in città, attivando percorsi di media education per imparare a comunicare e stimolando forme di giornalismo di base per raccontare il proprio territorio, la propria comunità di appartenenza, la propria prospettiva sulle trasformazioni della metropoli.

In quali quartieri lavorate?

Lavoriamo in tanti quartieri della città, siamo fermamente convinti della validità del modello che proponiamo e cerchiamo di diffonderlo nelle nove zone di Milano. I quartieri in cui siamo più radicati sono nelle zone 6, 7, 8: Giambellino, Baggio, Muggiano, San Siro, Gallaratese. Oltre a questi stiamo lavorando in quartiere Adriano, NoLo, Ciamiano, Affori, Porta Venezia, Barona.

Quali sono gli argomenti che vi appassionano?

Lavoriamo da sempre cercando di dare voce a chi non riesce a farsi sentire, più che temi specifici partiamo di solito dal territorio e dalle storie di chi decide di raccontarsi in radio. Ci piace sopratutto raccontare le cose da vicino, stare dentro ai processi che animano i quartieri partecipandovi attivamente. Spesso chi si avvicina alla radio appartiene a categorie fragili che non trovano altri contesti di protagonismo: giovani di periferia, migranti, persone portatrici di disabilità o con esperienze di sofferenza mentale.

Fate formazione, incontri?

La formazione è una delle attività che sta alla base della vita dell’associazione: laboratori di media education, corsi di formazione per operatori sociali, appuntamenti di autoformazione rivolti ai soci e alla città sono la precondizione necessaria per far crescere la nostra esperienza e attivare nuove redazioni che aggiungano la propria voce alla nostra.

ShareRadio è socia fondatrice del network di webradio comunitarie di Milano e provincia I have a Stream, un gruppo di piccole radio di quartiere. Quali webradio fanno parte del network?

L’esperienza del network I Have a Stream è durata circa tre anni, coinvolgeva una decina di radio di quartiere con uno spirito simile al nostro. Il grande limite di quell’esperienza fu la velocità con cui le web radio nascono e muoiono in città. Per questo nel 2015 abbiamo deciso di consorziare tutte le webradio sopravvissute all’esperienza del network nell’associazione Shareradio, che prima era solo un gruppo informale. In questo momento la radio conta 25 redazioni, ognuna di queste pubblica in autonomia sul sito della radio, usa i nostri canali social per promuoversi, trasmette in diretta con il nostro canale di streaming. Le redazioni più attive sono Trattamento Radiofonico Obbligatorio, Onda Diurna, Radio Menta, Radio on the Mind (4 redazioni che arrivano dal mondo della salute mentale), Radio NoLo (radio di quartiere a Nord di Loreto), web radio Marconi (redazione di studenti del liceo Marconi di Milano), Ladies Radio in Giambellino (redazione composta da ragazze di origine egiziana).

Quale sogno avete?

Vorremmo avere un po’ di spazio nelle radio FM per poter alzare ancora di più la voce in città. Stiamo incontrando diverse emittenti per verificare la fattibilità del progetto.

Ci sono radio di quartiere in giro per il mondo alle quali vi ispirate?

Ci sono diverse esperienze a cui ci ispiriamo e ci siamo ispirati in questi anni: i community media center nord americani, il movimento delle radio comunitarie europee e sud americane, Radio La Colifata che per prima ha portato mixer e microfoni all’interno di un manicomio (a Buenos Aires). Anche l’esperienza delle radio libere italiane della fine degli anni 70 e primi anni 80 rimane un riferimento culturale e politico forte, che assomiglia molto al mondo delle webradio di oggi.

Ci sono quartieri da dove non avete ancora trasmesso?

Siamo molto poco presenti nel sud est della città, aiutateci a raccontare anche quella zona di Milano!

Il posto più singolare da dove avete trasmesso o dal quale vorreste trasmettere? 

Ogni anno, il 10 ottobre giornata mondiale della salute mentale, trasmettiamo per tutto il pomeriggio da un tram che gira il centro città. Il tram è allestito con casse amplificate che portano la nostra voce ai passanti mentre andiamo in diretta streaming per chi ci ascolta da casa. In questi anni abbiamo trasmesso anche da carretti a pedali, fermate dell’autobus, sottopassaggi. L’unico limite è la fantasia!

Quante voci e quanti accenti ci sono a Milano?

Speriamo di non arrivare mai a contarle, viviamo della gioia dell’esplorazione e della scoperta di voci, accenti, lingue e linguaggi, culture e sottoculture, slang e modi di dire.

Gli adolescenti milanesi amano la radio?

E’ più facile che se ne innamorino sperimentandola piuttosto che incontrare giovani ascoltatori. L’uso della rete, di youtube per ascoltare la musica e dei social per comunicare e scoprire le nuove proposte musicali ha ridotto l’abitudine all’ascolto della radio, un media lento che, a differenza di tanti altri canali online, fa approfondimento. E’ vero però che se innamorano facilmente, sopratutto quando la radio riesce a veicolare il loro punto di vista sulla città, sulla scuola, sul mondo adulto. Sicuramente la radio ama gli adolescenti milanesi, e fa loro la corte!

Cosa avete scoperto dei quartieri milanesi andando a intervistare le persone?

C’è una ricchezza immensa a Milano, nascosta nelle pieghe e che spesso si mostra in occasioni poco note ai più. è proprio frequentando i quartieri, conoscendone abitanti e attivisti, associazioni e centri di aggregazione, frequentando gli spazi dedicati allo sport e ai bambini che si scoprono i tesori più preziosi. La bellezza sta sotto la superficie, ben lontana da grattacieli a vetri e giardinetti con il prato inglese. Bisogna aver voglia di mescolarsi, di mettersi in discussione continuamente per godere delle proposte più invitanti in città.

Se ogni quartiere fosse un suono o una canzone, quale sarebbe?

Bella domanda, la più radiofonica, ci penso.

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