Gabriella Kuruvilla "Milano, fin qui tutto bene"

by Isabella

 

Gabriella Kuruvilla è una scrittrice e pittrice milanese. E’ l’autrice del libro “Milano, fin qui tutto bene”, un romanzo che racconta quattro storie ambientate in quattro quartieri di Milano: via Padova, viale Monza, Paolo Sarpi e Corvetto. Quando sono andata a casa sua per intervistarla, Gabriella mi ha aperto la porta, mi ha sorriso, mi ha chiesto se potevo levarmi le scarpe e mi ha preparato un infuso di finocchio. Poi, ci siamo sedute in modo poco formale sul suo divano.

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Onalim: Durante la presentazione hai detto che per scrivere il libro sei andata in giro con una tua amica fotografa, Silvia Azzari, in queste quattro zone di Milano. Dove andavate? Cosa facevate?

Gabriella: Sì, io e Silvia abbiamo girato per un anno. Cominciavamo la mattina. Io con il taccuino e lei con la macchina fotografica. Andavano in luoghi sia pubblici che privati: nei negozi, nelle case, nelle associazioni, nelle discoteche. E chiacchieravamo con tutti. Ci facevamo raccontare la vita delle persone. Poi, nell’anno successivo, ho trasformato tutto questo materiale, fatto non solo di parole e immagini ma anche di sensazioni e suggestioni, in un “romanzo collettivo”, narrato, con voci differenti, da con personaggi inventati, che si muovono dentro luoghi reali.

 

Onalim: Giravate anche di notte?

Gabriella: Sì, anche di notte. Una volta ci siamo trovate in una discoteca solo per stranieri in viale Monza, dove ci hanno accolto con un vassoio di frutta, il narghilè, e i massimi onori. Siamo rimaste lì fino alle 3 del mattino per carpire l’atmosfera. Questo luogo, come alcuni altri che sono stati raccontati nel libro, oggi non esiste più. Milano è infatti una metropoli in continuo e veloce cambiamento: nel libro, facendo da sfondo alle storie dei vari protagonisti, diventa anche lei un personaggio, contraddittorio e mutevole, di cui viene narrato il passato e il presente, lasciando immaginare quale può essere il suo futuro.

 (Via Padova. Fotografia di Silvia Azzari.)

Onalim: Nel libro ci sono solo quattro foto. Immagino che Silvia ne avrà fatte molte di più…

Gabriella: Sì, ne ha fatte tantissime.

 (Viale Monza. Fotografia di Silvia Azzari.) 

Onalim: Mi piacerebbe vederle tutte.

Gabriella: Silvia non si limitava a scattare foto ma, per sua natura, interagiva con chiunque incontrassimo: così a volte, invece di fare io le interviste, mi trovavo a riportare sul taccuino le sue chiacchierate, del tutto spontanee, con le persone che via via conoscevamo durante i nostri “tour” metropolitani”. 

 (Corvetto. Fotografia di Silvia Azzari.)

Onalim: Perché hai scelto queste quattro zone di Milano?

Gabriella: Perché via Padova, viale Monza, Paolo Sarpi e Corvetto erano i quattro quartieri sotto coprifuoco: raccontati da molti media, e politici, come zone a rischio, soprattutto perchè ci vivevano molti immigrati e figli di immigrati. Io e Silvia abbiamo girato in queste aree quando erano militarizzate e, proprio lì, nelle cosiddette “periferie a rischio”, abbiamo scoperto una città più viva, colorata, interessante e spesso allegra, di quella che ci stavano raccontando e, quindi, di quella che potevamo immaginare.

 

Onalim: I tuoi personaggi che rapporto hanno con il centro città?

Gabriella: Ognuno di loro ha un rapporto diverso. Anita per esempio è nata in un quartiere borghese di Milano ma sceglie di andare a vivere in via Padova, sia per motivi economici, ma anche psicologici. Perché in via Padova si sente accolta. Tony, come riscatto personale, sogna di abitarla o, per lo meno, di frequentarla mentre Stefania, che abita in Paolo Sarpi , ha un rapporto molto naturale, e fluido, con il centro. Gioia e Pietro, invece, ci abitano e, a loro modo, rappresentano quella parte di città, che è solitamente sotto i riflettori.

 

Onalim: Sarei curiosa di sentirti descrivere anche il centro di Milano, gli uomini d’affari, il mondo della moda. I cosiddetti vincenti.

Gabriella: Sì?

 

Onalim: Sì!

Gabriella: Nel libro, centro e periferia, alto e basso, ricco e povero (e via dicendo…), sia come realtà che come concetti, vengono continuamente messi in discussione e, come i personaggi, lungo tutto il romanzo continuano a incrociarsi, sfiorarsi o allontanarsi, si incontrano e a volte si scontrano, venendo sempre narrati da diversi punti di vista.

 (Paolo Sarpi. Fotografia di Silvia Azzari.)

Onalim: Leggendo il tuo libro ho scoperto che il primo cinese ad arrivare a Milano, e insediarsi in Chinatown,è stato Ming Chuan Sun. Quando Ming Chuan Sun è morto nel 2009, a 93 anni, è stato seppellito al Cimitero Monumentale. Di solito non si sa molto sui cinesi… Tu sei riuscita a parlare con loro?

Gabriella: Purtroppo solo con alcune, rare, eccezioni: solitamente, quando cercavo di parlargli, mi rispondevano “no, non so, non capisco”, il che ovviamente non aiuta la comunicazione. Così ho deciso di raccontarli attraverso gli occhi di una donna, milanese, (ispirata a un personaggio reale) che abita in zona Sarpi e che usa l’arte per riuscire a stabilire un rapporto con loro: li fotografa e, poi, li dipinge.

(Pittrice. Anna Muzi falconi)

Onalim: Nel tuo libro, ci sono molte lingue, molti accenti, molti modi di dire. Il romanzo è molto musicale.

Gabriella: Sì, da una parte c’è la ricerca del ritmo e, dall’altra, la voglia di rappresentare la molteplicità di Milano, che è anche linguistica: quando giri per la città ti senti immerso dentro una babele sonora, che mischia indifferentemente dialetti, slang e idiomi diversi, passando dal milanese all’arabo, dal napoletano all’hindi, fino ad arrivare ai proverbi.

Onalim: Mi sono piaciuti tantissimo i tre scarafaggi con i nomi dei tre cantanti giamaicani. Ti piace la musica giamaicana?

Gabriella: Sì, ascolto musica reggae. Quel ritmo sincopato io cerco di riportarlo anche nella scrittura. Uso frasi brevissime, con una punteggiatura fitta. Mia madre mi ha chiesto “Ma è una forma di stile o una nevrosi?”

 

Onalim: Ahahahah!

Gabriella: Io le ho detto “Spero una una forma di stile. Però forse…”

Onalim: W le nevrosi!

 

Onalim: I tuoi personaggi mi sono sembrati tutti molto soli. Samir, il ragazzo egiziano, ha sempre un chupa chups consolatorio, e Stefania, la donna che vive in Paolo Sarpi, è costantemente accompagnata dalla voce della madre che non la lascia mai sola.

Gabriella: Samir, il ragazzo egiziano, non può fumare o bere continuamente e allora ogni tanto mangia un chupa chups. Stefania viveva di eredità sia a livello economico ma anche personale. Un’ eredità materna. Come se Stefania non fosse mai riuscita a crescere e a staccarsi dalla madre.

 

Onalim: Credo che nessuno riesca a emanciparsi dalla figura materna!

Gabriella: Sì! Ma le frasi della madre, che tra l’altro sono tutte frasi fatte, sono anche il simbolo della società che giudica per luoghi comuni. E quindi io parlo anche dell’incapacità di staccarsi dal giudizio altrui.

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Onalim: Un letto a soppalco dell’Ikea è il filo conduttore di tutto il romanzo. Ti ricordi come si chiama il letto? E quanto costa?

Gabriella: No! Ma mi piace molto.

Onalim: Si chiama STORÅ e costa 239 euro.

 

Onalim: Il tuo libro sarebbe un bellissimo Film. Ci hai pensato?

Gabriella: Grazie! A me hanno detto che ho una scrittura per immagini. Teatrale. Io mi nutro di cinema. Se devo scegliere se leggere un libro o andare al cinema, io vado al cinema. Ho tenuto per anni una rubrica su Brava Casa su cinema e arredamento.

 

Onalim: A quale regista faresti girare il film tratto dal tuo libro?

Gabriella: Ozpetec. Perché è colorato. E positivo.

Onalim: Io invece lo farei girare a Matteo Garrone. Mi piacerebbe se girasse un film sociale (e colorato) ma a Milano.

 

Onalim: Tuo padre è indiano. Cosa pensi delle persone che vanno in India a cercare se stessi? A me fanno sempre ridere tantissimo.

 

(Gabriella ride tantissimo. E anche io.)

 

Gabriella: Credo che in India lo vendano “Il te stesso”.

 

Onalim: Qual è il tuo posto preferito a Milano?

Gabriella: I luoghi hanno un valore affettivo e sentimentale. Quindi casa mia. L’altro giorno ero davanti a dove c’era il Bulk a osservare le ruspe che buttavano giù tutto. Sono molto legata anche ai luoghi che non ci sono più, che sono pieni di ricordi. Proprio come le persone che non ci sono più.

 

(Riesco quasi a immaginarla, questa enorme ruspa, anche perché di fronte al divano dove siamo sedute, c’è la ruspa giocattolo di suo figlio.)

Onalim: Il tuo libro una volta l’ha presentato Gad Lerner?

Gabriella: Sì, ed è stata una presentazione bellissima.

Onalim: Io amo Gad Lerner.

 

Gabriella: …mi ha messo subito a mio agio.

Onalim: Certo è una persona intelligentissima.

 

Gabriella: Sì.

Onalim: Chissà poi come pronuncia bene il tuo nome: GabRiella KuRuvilla.

(Pausa)

Onalim: GRAZIE!

Gabriella: Vuoi che ti mandi qualche altra foto di Silvia?

 

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